Penso che il modo migliore per iniziare questo blog e il 2012 sia condividere alcune parole di Antonio Gramsci, totalmente in sintonia con le mie convinzioni.. buona lettura!
Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e
dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e
il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno
perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce
per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di
continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e
ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.
Dicono che la cronologia è l’ossatura della storia; e si può
ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date
fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel
cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch’essi
capodanni. Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell’età
moderna. E sono diventati cosí invadenti e cosí fossilizzanti che ci
sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia
incominciata nel 752, e che il 1490 0 il 1492 siano come montagne che
l’umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando
in una nuova vita. Cosí la data diventa un ingombro, un parapetto che
impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa
linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al
cinematografo si strappa la film e si ha un intervallo di luce
abbarbagliante.
Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un
capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi
ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le
scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un
tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore. Nessun travettismo
spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur
riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime
obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi
interessano. Perché hanno tripudiato i nonni dei nostri nonni ecc.,
dovremmo anche noi sentire il bisogno del tripudio. Tutto ciò stomaca.
(Antonio Gramsci, 1° Gennaio 1916 su l’Avanti!, edizione torinese, rubrica “Sotto la Mole”)
Fonte: blog del Popolo Viola